mercoledì 6 febbraio 2008

Cervello giovane

L’ETÀ REALE NON È SEMPRE ANAGRAFICA
L’ATTIVITÀ CEREBRALE RALLENTA LA VECCHIA

Ci sono spot pubblicitari che alludono a mezzi per migliorare i riflessi e l’attività cerebrale (senza alcun fondamento scientifico) ed articoli che sottolineano l’utilità di esercitare la mente con puzzle, enigmistica, sudoku, parole crociate, letture. Negli ultimi anni l’attività cerebrale è stata ampiamente studiata e si è giunti alla conclusione che l’invecchiamento del cervello segue quello di tutto l’organismo anche se può accadere che alcune strutture si ammalino ed altre no oppure che invecchiano precocemente: nell’organismo non esistono formule uguali per tutti. Inoltre l’invecchiamento non sempre è legato all’età anagrafica ma cambia da persona a persona: le compromissioni e le patologie senili variano a seconda di organi e tessuti. Il confine tra disfunzioni cerebrali (o di qualsiasi altro oragano) dovute all’invecchiamento naturale o fisiologico e quelle invece legate a danni o malattie è molto sottile per gli stessi studiosi con sfumature ed eventi di difficile interpretazione. Occorre ammettere che con gli anni il cervello, come ogni organo, si trasforma: il peso diminuisce di circa il 10% (circa 200 grammi) tra i 20 e i 90 anni passando da 1.400 grammi a 20 anni a 1.200 a 90 anni. Si perdono così cellule nervose o neuroni che passano da circa 14 miliardi a 10 miliardi, circa 100 mila al giorno. Anche le connessioni nervose o “rami” di contatto tra le cellule nervose (circa un milione di miliardi) diminuiscono col tempo. Per compensazione il nostro organismo prevede sistemi quali la ridondanza e la plasticità. La prima consiste in tessuti o cellule nervose presenti nel cervello in quantità ben superiore a quanto necessita per gestire la vita quotidiana. La seconda è la possibilità di attivare strutture nervose scarsamente funzionanti nel momento generando attività molto superiore ai bisogni della vita ordinaria. Secondo alcuni studi un neurone può lavorare anche 7 – 8 volte di più in situazioni particolari. Queste due riserve come potrebbero essere attivate e valorizzate al massimo fino a rallentare l’invecchiamento cerebrale? Per molto tempo è parso che il sistema migliore fosse prescrivere farmaci per migliorare la circolazione del sangue nel cervello, mentre oggi non sono quasi più consigliati visto che hanno spesso dato effetti collaterali. In realtà sembra che la formula “magica” per mantenere il cervello “giovane” rallentando l’invecchiamento sia una: non mandare mai il cervello in pensione ovvero farlo lavorare molto attivamente per far arrivare in via naturale più sangue.
(da “L’Arena di Verona” giovedì 31 gennaio 2007).

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