I DATI RACCOLTI DALLA SONDA VENUS HANNO PERMESSO DI SCOPRIRE QUANTO FOSSERO SIMILI I DUE PIANETI
Venere e Terra, nati “gemelli” ora così diversi.
È stato lo spettrometro italiano Virtis a penetrare la densissima atmosfera che nasconde il paesaggio
Venere assomiglia alla Terra molto più di quanto si pensasse, a dispetto delle estreme differenze fisiche e climatiche esistenti fra i due pianeti. È quanto emerge da una serie di ricerche, tra queste anche una italiana dell’Inaf-Iasf di Roma, pubblicate ieri su “Nature”, nelle quali viene presentato quanto risulta dalle analisi dei dati raccolti dalla sonda europea Venus Express durante il suo primo anno di missione. Lanciata nel novembre 2005 Venus Express è la prima missione, in 25 anni, ad essere dedicata allo studio dell’atmosfera venusiana e del plasma. È stato un occhio italiano, lo spettrometro Virtis, a penetrare la densissima atmosfera del pianeta per scoprire un paesaggio estremo, con temperature al suolo fino a 457 gradi, una pressione 90 volte maggiore di quella terrestre, venti che soffiano a 400 chilometri orari, luce fluorescente ad alta quota e un doppio vortice che si estende per 3.000 chilometri nel polo Sud.
I dati raccolti dalla sonda ci danno l’immagine attuale del pianeta, ma potenzialmente possono rivelare come si è evoluto Venere, in milioni di anni, fino ad oggi, con le sue estreme condizioni fisiche ed atmosferiche. Gli scienziati definiscono Venere e la Terra “pianeti gemelli”, forse perché una volta erano simili, fino a quando si sono evolutivamente e drammaticamente discostati l’uno dall’altro.
Haekan Svedhem e colleghi, Esa/Estec, Noordwijk, Olanda, autore di una delle ricerche, entra nel merito delle scoperte e insieme agli altri ricercatori-autori spera che i processi fisici ed atmosferici svelati da Venus Express possano aiutare a capire la diversa evoluzione dei due pianeti indagando sull’interazione dell’atmosfera con l’ambiente spaziale circostante, studiando in che modo le particelle fuggono dall’atmosfera vesuviana, hanno scoperto che le particelle dominanti sono ioni di ossigeno, elio e idrogeno. Questo potrebbe aiutare a spiegare come Venere a perso la sua acqua che è “volata” nello spazio. Infatti, Venere non avendo un campo magnetico interno, il vento solare, un “torrente” di particelle cariche proveniente dal Sole, può interagire direttamente con l’atmosfera.
Il vento solare è completamente deflesso, anche quando il sole è al suo minimo di attività, e, quindi, nell’atmosfera entra poco vento solare; è stata evidenziata definitivamente l’esistenza di lampi su Venere e conferma la presenza di onde elettromagnetiche che viaggiano nella ionosfera, la parte più eterna dell’atmosfera. Osservazioni precedenti avevano già rivelato la presenza di un vortice di nubi in rotazione.
La ricerca ha focalizzato l’attenzione sulla presenza di un vortice simile al Polo sud venusiano, anch’esso rotante ma leggermente più veloce e sono state studiate le dinamiche degli strati più alti delle nuvole; la regione meridionale polare è molto variabile, con cambiamenti repentini e drammatici dovuti all’immissione di ossido di zolfo dal basso. I picchi di emissione giorno e notte-giorno dei livelli di ossigeno e anidride carbonica nell’atmosfera superiore di Venere, la regione di transizione tra l’atmosfera più bassa e lo spazio. È stato inoltre scoperto uno strato caldo nell’atmosfera, a 90-120 chilometri dalla superficie nel lato notte del pianeta, una regione che si pensava fosse così fredda che era stata chiamata “criosfera”.
Da “L’Arena” di venerdì 30 novembre 2007
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