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giovedì 26 gennaio 2012
Oreste Scalzone
(Terni, 26 gennaio 1947) è un attivista italiano.
È stato fondatore ed esponente delle organizzazioni politiche extra-parlamentari Potere Operaio e Autonomia Operaia.
Fin da giovanissimo si avvicina ai testi marxisti. Nel 1960 sotto la spinta emotiva della strage di Reggio Emilia si iscrive a 13 anni alla FGCI. Dal ’64 comincia a maturare uno spirito critico nei confronti del Partito Comunista da cui continuerà ad allontanarsi progressivamente.
Nel 1968 conosce Franco Piperno, insieme a lui condivide la leadership romana nei movimenti studenteschi di protesta del 1968, ed il 1º marzo partecipa agli scontri di Valle Giulia, che segneranno una svolta nella contestazione politica di quegli anni. Il 16 marzo rimase gravemente ferito alla spina dorsale da un banco lanciato dall'ultimo piano della facoltà di Giurisprudenza, dove si erano rifugiati centinaia di militanti del Movimento Sociale Italiano e Volontari Nazionali guidati da Giorgio Almirante[senza fonte], Giulio Caradonna e Massimo Anderson andati alla Sapienza con l'intenzione di fermare l'occupazione.[1] Nello stesso anno Scalzone frequenta Parigi e il suo movimento di contestazione (maggio francese). Nel 1969 fonda con Franco Piperno e Toni Negri l'organizzazione Potere Operaio.
Nel 1973, secondo quanto detto da lui stesso in una intervista,[2] ha contribuito ad organizzare la fuga all'estero dei membri di Potere Operaio condannati per omicidio preterintenzionale del Rogo di Primavalle.
Sciolto Potere Operaio in seguito alla crisi dovuta all'attentato (i vertici nazionali dell'organizzazione dichiararono di essere stati informati dei fatti solo dopo gli avvenimenti), Scalzone aderì ad Autonomia Operaia.
Il 7 aprile del 1979 il magistrato padovano Pietro Calogero ordina l'arresto e la carcerazione preventiva dei vertici delle due organizzazioni, soprattutto docenti universitari e intellettuali, con l'accusa di partecipazione ad associazione sovversiva, banda armata e rapina[3]. Il conseguente processo, che sarà ricordato come processo "Prima Linea - Cocori (Comitati Comunisti Rivoluzionari)", condanna Oreste Scalzone nel 1981 a 16 anni di reclusione. Nello stesso anno, approfittando della libertà provvisoria ottenuta grazie a problemi di salute, fugge in Corsica con l'aiuto dell'amico Gian Maria Volonté; dopo un passaggio a Copenaghen, raggiunge Parigi in settembre.
In quegli anni la capitale francese offre rifugio ai ricercati italiani grazie alla politica del Presidente François Mitterrand, che vieta le estradizioni per atti di natura violenta, ma d'ispirazione politica (dottrina Mitterrand).
Nel 1987 la sua pena venne ridotta in appello a 9 anni, in forza dell'assoluzione per l'accusa di rapina, ma la Corte Suprema di Cassazione annullò tale sentenza poiché lo stato francese non concedeva l'estradizione.
Rimane a Parigi fino al febbraio del 2007, quando in seguito alla prescrizione dei reati può tornare in Italia senza scontare la condanna. Infatti il 17 gennaio 2007 i giudici della Corte d'assise di Milano sanciscono l'«intervenuta prescrizione in relazione ai reati di partecipazione ad associazione sovversiva, banda armata e rapine».
I mezzi di comunicazione hanno dato ampia visibilità al suo rientro in territorio italiano. In occasione dello sciopero generale della CGIL del 12 dicembre 2008, ha partecipato e ha preso la parola all'assemblea nell'Aula Magna della Statale di Milano tra gli studenti del movimento studentesco dell'Onda. Ha partecipato e preso parola anche nella lotta degli operai di Pomigliano d'Arco, in parecchi eventi organizzati. Sono oramai alcuni anni che Oreste Scalzone è tornato a fare politica.
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