martedì 21 giugno 2011

Shirin ʿEbādi


Shirin ʿEbādi, (in persiano: شیرین عبادی) (Hamadan, 21 giugno 1947), è un avvocato e pacifista iraniana.
Il 10 dicembre 2003 le fu conferito il Premio Nobel per la pace, fu la prima iraniana e la prima donna musulmana a ottenere questo riconoscimento.
Nata ad Hamadan nella parte nord-occidentale del paese. Il padre, Mohammad ʿAli ʿEbādi, era docente di diritto commerciale. Nel 1948 la famiglia si trasferì a Tehran.
Dal 1965 studiò giurisprudenza presso l'università di Tehran e subito dopo la laurea partecipò agli esami per diventare magistrato. Cominciò la sua carriera nella primavera del 1969 proseguendo nel contempo gli studi fino ad ottenere, nel 1971, un dottorato in diritto privato.
Dal 1975 al 1979 ricoprì la carica di presidente di una sezione del tribunale di Tehran.
Dopo la Rivoluzione Islamica del 1979 fu costretta, come tutte le donne giudice, ad abbandonare la magistratura e solo dopo ampie proteste, le fu riconosciuta la possibilità di collaborazione al tribunale con il ruolo di “esperta di legge”. Shirin ʿEbādi considerò la retrocessione intollerabile e per alcuni anni la sua attività fu limitata alla pubblicazione di numerosi libri e articoli. Solo nel 1992 ottenne l’autorizzazione a operare come avvocato e aprì uno studio proprio.
Nel 1994 fu una dei fondatori della "Society for Protecting the Child's Rights" un'associazione non-governativa della quale è tuttora dirigente.
Nel 1997 ebbe un ruolo di rilievo nella campagna di sostegno del presidente riformista Mohammad Khatami.
Come avvocato è solita occuparsi di casi di liberali e dissidenti entrati in conflitto con il sistema giudiziario iraniano che resta uno dei bastioni dell’ala di governo più conservatrice. Spesso è parte civile in processi contro membri dei servizi segreti iraniani. Ha difeso Parinoush Saniee contro il bando governativo per il bestseller Quello che mi spetta[1].
Nel 2000 fu accusata di disturbo alla quiete pubblica perché diffuse un video contenente la confessione di un militante di un gruppo di fondamentalisti islamici risultato segretamente ingaggiato dall’ala conservatrice del governo per spaventare i riformisti con delle spedizioni violente e intimidatorie e incursioni nelle assemblee e manifestazioni. Il processo si concluse con una condanna all’interdizione e la sospensione dall’attività di avvocato per cinque anni, la condanna fu in seguito ridotta.
Il 10 ottobre 2003 il comitato per il premio Nobel annunciò la decisione di conferirle il premio nobel per la pace.
Ha ricevuto nel 2007 il Premio Internazionale Vittorino Colombo, assegnatole dalla Fondazione Vittorino Colombo.
Nel novembre 2009 la polizia di Teheran ha fatto irruzione nel suo appartamento picchiando il marito e sequestrando il premio Nobel per la pace conferitole nel 2003. All'epoca dei fatti la Ebadi si trovava a Londra da giugno in una sorta di esilio autoimposto per sfuggire ad un mandato d'arresto per presunta evasione fiscale, che sarebbe potuto piomabre su di lei al suo ritorno in patria. Ricevuta la notizia la donna ha dichiarato: «Nulla mi spaventa più, anche se minacciano di arrestarmi per evasione fiscale al mio rientro. Sostengono che debbo al governo 410 mila dollari in tasse arretrate per il Nobel: una fandonia visto che la legge fiscale iraniana stabilisce che i premi siano esentasse. Se trattano così una persona ad alto profilo come me, mi chiedo come si comportano di nascosto con uno studente o cittadino qualunque» e ha aggiunto: «Tornerò, sono stati i mie colleghi di Teheran a chiedermi di restare a Londra: "Adesso ci sei più utile fuori", hanno detto»

Opere pubblicate in italiano

Shirin Ebadi, Azadeh Moaveni. Il mio Iran. Una vita di rivoluzione e speranza. Milano, Sperling & Kupfer, 2006. ISBN 9788820040772.
Shirin Ebadi. La gabbia d'oro. Tre fratelli nell'incubo della rivoluzione iraniana. Milano, Rizzoli, 2008. ISBN 9788817025935.

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