sabato 31 marzo 2012

Domenico Mogavero

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Domenico Mogavero (Castelbuono, 31 marzo 1947) è un vescovo cattolico italiano. Giurista di formazione, è stato ordinato sacerdote il 12 luglio 1970 ed incardinato nell'arcidiocesi di Palermo. Oltre alla pratica pastorale, è stato subito attivo presso i tribunali ecclesiastici ed in seguito presso l'Ufficio Nazionale per gli Problemi Giuridici della CEI, di cui è infine divenuto direttore. Il 15 maggio 2001 è stato nominato sotto-segretario della CEI, succedendo a mons. Giuseppe Betori, da poco più di un mese passato alle funzioni di segretario generale. Ha anche seguito, in qualità di postulatore, la fase diocesana della causa di beatificazione di don Giuseppe Puglisi, che nel 2001 ha avviato al termine con il riconoscimento del martirio del parroco di Brancaccio. È stato nominato vescovo di Mazara del Vallo il 22 febbraio 2007, ricevendo la consacrazione episcopale nella cattedrale di Palermo il 24 marzo dello stesso anno, per l'imposizione delle mani del cardinale Camillo Ruini. Ha fatto il suo ingresso in diocesi il 1º aprile 2007, Domenica delle Palme. La sua grande esperienza all'interno della CEI e, in particolare, degli uffici giuridici dell'Ente, ne ha però favorito il quasi immediato ritorno nei ranghi della Conferenza, con la nomina a Presidente del Consiglio per gli Affari Giuridici. La nomina è avvenuta il 29 marzo 2007, per coprire la vacanza creatasi dopo il trasferimento alla Curia Romana di mons. Francesco Coccopalmerio, divenuto presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Il vescovo Mogavero non ha comunque abbandonato l'esercizio del suo incarico pastorale, che ha svolto contemporaneamente all'incarico presso la CEI per oltre tre anni. Come presidente del Consiglio per gli Affari Giuridici della CEI è intervenuto più volte lanciando moniti alla classe politica per richiamare l'attenzione su fatti immorali e vicende giudiziarie. In occasione delle polemiche sulle frequentazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ne ha suggerito le dimissioni «per il bene del paese». Simile suggerimento ha dato al direttore di Avvenire Dino Boffo, quando questi è stato attaccato dal quotidiano Il Giornale. Il 28 novembre 2009 è intervenuto sul quotidiano Il Fatto Quotidiano in merito a scottanti dichiarazioni della ex moglie del senatore trapanese Antonio D'Alì. Il 7 marzo 2010, in seguito al decreto interpretativo emesso dal Governo Berlusconi per la riammissione delle liste elettorali del PDL nel Lazio, durante un'intervista su Radio Vaticana ha dichiarato: «Cambiare le regole del gioco mentre il gioco è in corso è un atto altamente scorretto. La democrazia è una realtà fragile che ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata da norme, da regole, altrimenti non riusciamo più a orientarci». L'intervento, dai toni molto duri, non è stato però condiviso dalla Conferenza Episcopale Italiana, che ne ha preso le distanze. Il 27 settembre 2010 ha lasciato l'incarico di Presidente del Consiglio per gli Affari Giuridici della CEI, nel quale gli è subentrato il vescovo ausiliare di Milano Mons. Carlo Redaelli. Il 30 agosto 2010, in occasione della visita di Muammar Gheddafi a Roma, essendo l'unico prelato invitato a prendere parte ad uno degli eventi col presidente libico, ha dichiarato di voler chiedere a questi «notizie sui campi di detenzione in Libia», denunciando come preoccupante il silenzio su «ciò che accade ai disperati d'Africa arrestati dalla polizia libica» ed aggiungendo di averne «già discusso col ministro Maroni. Non si può chiudere gli occhi di fronte a condizioni contrarie alla dignità umana. L'auspicio è che il confronto diretto con Gheddafi faccia riflettere tutti sulla politica dei respingimenti in mare dei migranti ... nessuno sa quale destino attende gli extracomunitari quando vengono riportati in Libia». Infine Mogavero ha sottolineato che «visto che dall'Italia non ho avuto risposte lo chiederò direttamente a Gheddafi». Il giorno seguente, non essendogli stato permesso avvicinare Gheddafi, il presule ha dichiarato che l'Italia «non ci ha fatto bella figura» e di aver perciò «chiesto di poter andare in Libia a visitare i centri di accoglienza» di persona. Il 21 marzo 2011, interpellato da Radio 24 sul bombardamento contro la Libia condotto dalla "Coalizione dei Volenterosi", ha affermato: "Non mi sentirei di essere decisamente ostile e contrario [all'attacco]. Una domanda di libertà non può essere liquidata in forma superficiale. C'è un popolo che chiede diverse condizioni di vita".
Sulla crisi libica il presule è intervenuto di nuovo il 31 marzo 2011, durante un'intervista a Rai News 24 in cui ha analizzato il quadro diplomatico e l'eventuale risoluzione del conflitto, affermando che bisognerebbe "mettere in moto la diplomazia vaticana perché si arrivi ad una soluzione onorevole del conflitto, che in questo momento è in una fase di stallo ma che se dovesse giungere alla prevalenza dell'una o dell'altra delle due parti in campo potrebbe far prevalere la soluzione negoziale ponendosi come parte al di sopra delle parti.". Nel 2011 ha scritto la prefazione al libro Wojtyla segreto di Ferruccio Pinotti, una controbiografia critica del beato papa Giovanni Paolo II. Il 2 maggio 2011 è di nuovo balzato agli onori delle cronache per aver accettato dallo stilista Giorgio Armani la donazione di tre abiti liturgici. Nel giugno 2011 è stato nominato visitatore apostolico della diocesi di Trapani[12]. Sempre nello stesso anno scrive insieme a Giacomo Galeazzi il libro "La Chiesa che non tace" edito da Bur-Rizzoli.

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