venerdì 20 maggio 2011

Mario Polia


« La nostra epoca non sa più godere, perché non ha saputo accettare il dolore come fonte dell'umana esistenza. Sfiaccato dalle comodità, soffocato dal ritmo della vita, sazio di piaceri, che non sanno proporre altro al di là di se stessi, il cuore si stordisce ed allontana lo spettro della morte senza, peraltro, superarne il timore

Mario Polia (Roma, 20 maggio 1947) è uno storico, archeologo, antropologo etnografo e specialista in antropologia religiosa e storia delle religioni italiano.

Mario Polia nasce a Roma dove si laurea in Archeologia presso l'Università del "La Sapienza". Ha diretto per diversi anni in Perù - per conto del Ministero per gli Affari Esteri e del Centro Studi Ricerche Ligabue di Venezia - un programma di ricerca sulle tradizioni indigene e, in particolare sullo sciamanesimo andino.
È professore di Antropologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma [1].
È direttore del Museo Demo-antropologico di Leonessa [2], paese del reatino dove attualmente risiede.
È Presidente del Centro Studi delle Tradizioni Picene ad Ascoli Piceno [3].
Vincitore del Premio Paolo Toschi (1999) per la ricerca sul campo, già docente di Antropologia Medica nella Pontificia Universidad Católica di Lima, ha fondato il periodico di antropologia religiosa "I quaderni di Avallon".
Alterna una ricca attività di saggista a quella di conferenziere in Italia e all'estero.

L'esistenza dell'El Dorado. Il nome di Mario Polia nel 2001 compare nelle cronache giornalistiche di tutto il mondo[4] (Die Zeit, El Pais, Le Monde, The New York Times per citarne solo alcune) a causa di una scoperta fatta durante una ricerca presso gli archivi romani della Compagnia di Gesù. Selezionando circa sette mila documenti inviati dai missionari Gesuiti a Roma, l'attenzione di Polia si sofferma sul primo volume della Peruana Historia, una collezione di manoscritti degli anni 1567-1625, e in particolare su una lettera alla pagina 38. La lettera descrive la relazione che il gesuita Padre Andrea Lopez, rettore del Collegio dei Gesuiti a Cuzco, fa a Claudio Aquaviva, ( il quinto Generale dell'Ordine dei gesuiti dal 1581 al 1615), o al suo successore Muzio Vitelleschi, su una sua visita presso il misterioso luogo del Paititi (nome incas dello spagnolo El Dorado). Nel rapporto Padre Andrea Lopez parla di un “miracolo avvenuto nel regno del Paititi per la grazia di Dio” in una "città ricchissima abbondante di oro, argento e pietre preziose" dove la popolazione conosceva l'uso della metallurgia e dell'architettura monumentale e possedeva un'organizzazione politica molto evoluta con a capo un monarca che ricorda l'impero incaico. La cronaca del religioso gesuita racconta come il Re del Paititi, una volta convertitosi offrì di costruire "una chiesa fatta con blocchi di oro massiccio". Secondo Polia tale scoperta potrebbe costituire la "prova dell'esistenza di uno dei luoghi più misteriosi del mondo, l'El Dorado". Il Padre Generale dell'Ordine dei Gesuiti considerò interessante il rapporto di Padre Lopez tanto che ne informò il Papa richiedendogli l'autorizzazione per evangelizzare l'area. Quindi, secondo Polia, la Chiesa Cattolica sapeva dell'esitenza dell'El Dorado fin dal XVI secolo, e probabilmente conosceva anche l'esatta ubicazione. Lo studioso ipotizza che "il Vaticano non ne abbia mai diffuso la notizia per il timore che se rivelato avrebbe potuto rinnescare la corsa all'oro".

Mario Polia è attivo fin dal 1971 nel campo scientifico della ricerca archeologica e antropologica nelle Ande peruviane. Numerose sono le attività che ha creato e diretto. La Missione "Ande Settentrionali" organizzata dal Centro Studi e Ricerche Ligabue di Venezia è stata attivata dal 1987 sulla Cordigliera di Wamaní, Dipartimento di Piura, nelle provincie di Ayabaca e Huancabamba. Nel campo archeologico è stato svolto, in coordinazione con l'organo governativo Instituto Nacional de Cultura del Perú, un programma metodico di scoperta e catalogazione del patrimonio monumentale e delle aree cimiteriali. Qui, fin dal 1993, sono iniziati scavi sistematici di necropoli appartenenti all'antico gruppo etnico degli Ayawak'a. Questo formava parte, prima della conquista incaica, dell'etnia Wayllakuntur di origine alto-amazzonica e di derivazione Shuar (o Jíbaro). Le ricerche intraprese dalla Missione "Ande Settentrionali" sono in assoluto le prime; esplorazioni e scavi hanno permesso di costituire il primo nucleo di dati utili a scrivere un capitolo della storia sconosciuta del Perù pre-incaico.

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