giovedì 30 ottobre 2008

Gemme di opale scintillano su Marte


La loro presenza attesta la lunga presenza di acqua
Gemme di opale scintillano su Marte




Minerali della pietra preziosa trovati in abbondanza in un canyon nell'equatore del pianeta

Il satellite che ha individuato l'opale su Marte
ROMA - L’opale, una delle gemme più raffinate e seducenti, è stata trovata in abbondanza nei terreni, oggi apparentante aridi, di Marte. La notizia sarebbe solo una curiosità se non avesse un più profondo significato geologico: la conferma che un ambiente ricco di acqua caratterizzò la storia del pianeta nostro vicino di casa per un periodo più lungo di quanto finora stimato. Motivo di più per sperare che Marte aveva le carte in regola per l’insorgere e il diffondersi della vita. La scintillante scoperta, alla lettera, è stata fatta da lontano: dall’alto di un’orbita marziana attorno a cui ruota Mars Reconnaissance Orbiter (MRO), una navicella spaziale americana dotata di uno strumento chiamato spettrometro che è in grado di riconoscere la composizione dei minerali sparsi nei terreni analizzando la loro luce riflessa. L’opale è stata localizzata in diverse aree di quell’immenso canyon chiamato Valles Marineris che si snoda in corrispondenza dell’equatore marziano.


FIUMI - La scoperta costituirebbe una prova indiretta che un tempo quelle zone, formate da rocce di natura vulcanica, erano percorse da fiumi d’acqua che ristagnarono a lungo, dando così la possibilità alle rocce ignee di idratarsi, formando minerali come l’opale. «Per noi si tratta di una scoperta eccitante perché estende il tempo di presenza di abbondante acqua sul pianeta di un miliardo di anni, in un luogo di Marte che poteva essere adatto a sostenere la vita, almeno a livello elementare», riferisce con soddisfazione Scott Murchie, fisico della John Hopkins University del Maryland e responsabile della missione MRO. I risultati della scoperta, annuncia lo scienziato, saranno pubblicato sul numero di novembre della rivista scientifica internazionale «Geology». Ora i cacciatori di vita marziana hanno un indizio in più per programmare esplorazioni automatiche per mezzo di robot nelle zone in cui si evidenziano i giacimenti di opale, nella speranza di trovare almeno i resti fossili di organismi elementari vissuti nell’infanzia del pianeta, prima che la maggior parte dell’acqua evaporasse misteriosamente, riducendo Marte a un mondo arido e freddo. Costituita da una miscela di silicati e di acqua, l’opale, è caratteristica per il suo aspetto lattiginoso, arricchito da striature variopinte. Gli storici inglesi dicono che fosse la gemma preferita dalla Regina Vittoria, che ne indossava sempre una, o pendente al collo, o incastonata su spille e anelli. Peccato che gli organismi marziani non si siano evoluti a tal punto da poter utilizzare quella che c’è in abbondanza nel loro sfortunato pianeta!
Franco Foresta Martin

lunedì 27 ottobre 2008

Trovate 17 nuove specie di nella foresta


Trovate 17 nuove specie nella foresta
Piante e Animali
Inserito da scienzetv il Mer, 22/10/2008 - 10:41


DAR ES SALAAM, Tanzania -- Ha deciso di effettuare le sue ricerche in uno dei luoghi più inospitali e meno esplorati della Terra: i Monti Nguru, in Tanzania, coperti dalla foresta pluviale e spesso avvolti da una nebbia sinistra. Qui un ricercatore del Museo tridententino di scienze naturali ha scoperto qualcosa come 17 nuove specie di rettili e anfibi.
Si tratta di una scoperta scientifica straordinaria avvenuta in uno dei luoghi meno esplorati del pianeta. Le Nguru Mountains sono la prima parte di una vasta catena montuosa che continua attraverso Ussagara e Uhehe e si estende fino a Nyassa. Alcune delle montagna qui raggiungono i 2100 metri di quota. Ed è proprio da queste che scende il principale corso d'acqua della zona, il Wami river.
Nelle foresta pluviale, il ricercatore ha trovato rane, rospi, serpenti e camaleonti finora mai osservati da occhio umano. Le ricerche di Menegon sono durate oltre due mesi e hanno permesso la catalogazione di un totale di 97 specie, di cui 17 appunto sconosciute. I ritrovamenti sono avvenuti sulle montagne fra i 700 e i 2000 metri di quota, in un'area di 180 chilometri quadrati di foresta montana, minacciata d'estinzione dalle coltivazioni delle popolazioni che vivono ai suoi margini. Nelle sue spedizioni Menegon, che è un erpetologo (ovvero esperto di rettili e anfibi), era accompagnato da altri 4 ricercatori. Ma solo lui utilizzava la notte per cercare le sue creature. Armato di torcia, s'inoltrava nella foresta fra mille rumori alcuni dei quali apparentemente ostili: come quello di un leopardo incontrato nella fitta boscaglia.Ma la passione per i suoi rettili e l'emozione di essere il primo uomo a vedere un essere vivente finora sconosciuto è stata più forte di tutto. Sembra un po' gli esploratori di un tempo questo ricercatore, intento a studiare nuove specie, dar loro un nome e poi con orgoglio presentarlo alla comunità scientifica. Come quell'incredibile rana che Menegon ha trovato nascosta nella foresta pluviale, durante una notte. Una rana del genere Callulina, ma con occhi arancioni, un colore mai visto prima e una pelle che produce riflessi metallici.

sabato 25 ottobre 2008

MAGIC fa sul serio



Distante seimila anni luce c’è una stella che emette pulsazioni di energia gamma da record. E’ la pulsar della Nebulosa del Granchio, una stella di neutroni in rapida rotazione su sé stessa, circa 30 volte al secondo. Pur avendo un diametro di appena 10 chilometri, poco più della metà di Roma all’interno del raccordo anulare, emette pulsazioni di radiazione ad altissima energia a un valore, ed è notizia di pochi giorni fa, molto maggiore di quanto si credesse.

La scoperta è stata effettuata attraverso MAGIC, il telescopio europeo sull’isola de La Palma alle Canarie costruito e gestito da numerose nazioni tra le quali Italia, Spagna e Germania. Marco Salvati responsabile italiano di MAGIC per conto dell’INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica ci ha detto di più sul futuro prossimo del telescopio:“Il telescopio MAGIC, che è già il più grande specchio esistente per scopi astronomici nel mondo, avrà un gemello, uno specchio ugualmente grande posto a 80-90 metri dal primo. Questi due strumenti insieme avranno una vista stereoscopica, come due occhi invece di uno solo, e serviranno per studiare raggi gamma di altissima energia, centinaia di miliardi di volte più energetici dei fotoni che compongono la luce visibile.”

MAGIC intende sorprenderci ancora e per farlo potrà contare anche sull’aiuto della nostra atmosfera:“La rilevazione di questi raggi gamma non sarà diretta ma indiretta perché i due telescopi raccolgono in maniera stereoscopica un lampo di luce azzurra prodotto dal raggio di altissima energia che noi vogliamo rilevare durante la sua interazione con l’atmosfera. L’atmosfera è parte dello strumento, tanto quanto i due telescopi. Se l’atmosfera non ci fosse il sistema non potrebbe funzionare.”
Luca Nobili

giovedì 23 ottobre 2008

Svelati i misteri del satellite Phobos



Svelati i misteri del satellite Phobos
Inserito da scienzetv il Gio, 23/10/2008 - 11:26
PARIGI, Francia -- Negli Anni Sessanta, l'astrofisico russo Iosif Shklovsky fece restare di stucco la comunità scientifica sostenendo che quello lassù fosse un satellite artificiale messo in orbita da civiltà marziane. Non solo. Arrivò persino ad azzardare che la sua superficie fosse fatta in metallo. Oggi invece le immagini registrate dal Mars Express hanno svelato il mistero di Phobos.
Stando alle foto e ai dati forniti dalla sonda dell'Esa (l'Agenzia spaziale europea), il secondo satellite di Marte non avrebbe nulla di alieno, ma sarebbe solo "un mucchio di ghiaia e sabbia". Bene, perchè Phobos (nome greco della paura) fin dalle antiche osservazioni ha mostrato ai terresti una faccia, diciamo, sinistra. O quantomeno anomala.
Piccolo, con un diametro di appena una ventina di chilometri, leggerissimo, il satellite ha un moto di rotazione frenetico. Gira stretto intorno a Marte in appena 7 ore e 39 minuti. Grazie alle immagini in tre dimensioni realizzate dal Mars Express, gli scienziati hanno potuto calcolare con precisione la massa e il volume dell’enigmatica luna di Marte. La densità media è risultata 1,85 grammi per centimetro cubo. Molto inferiore a quella della Luna che è di 3,5 grammi per centimetro cubo. Secondo i rilievi, Phobos ha una superficie di polvere spessa 100 metri. Con crateri di ogni dimensione, un po' come la Luna. Ma sotto non ci sarebbe alcun nucleo compatto, bensì aggregati di sassi tenuti insieme dalla forza di gravità e separati da cavità. Insomma, un mucchio di ghiaia come ce ne sono altri, sopratutto asteroidali. Gli scienziati li stanno catalogando per escluderli da esperimenti che ne potrebbero compromettere l'integrità e provocare dissolvimenti pericolosi per le sonde o la Terra stessa.

lunedì 20 ottobre 2008

Antartide: alla ricerca dei monti perduti


Antartide: alla ricerca dei monti perduti
Scienze della Terra
Inserito da scienzetv

BERNA, Svizzera -- Scavare tra i ghiacci dell'Antartide, alla ricerca di una catena montuosa inspiegabilmente sepolta dalla calotta glaciale. Sperando di leggere, nel ghiaccio più antico del mondo, la storia dei cambiamenti climatici della Terra.
E' in partenza la missione internazionale architettata dalla British Antarctic Survey che vedrà un team di scienziati e ingegneri di sei paesi diversi - Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Australia, Cina e Giappone - impegnarsi a svelare misteri irrisolti della storia del nostro pianeta.
Il gruppo lavorerà per due mesi e mezzo tra i ghiacci del Polo Sud, con temperature che scendono fino a 40 gradi sottozero, cercando di raggiungere le "Gamburtsev mountains": una catena di montagne grande come le Alpi francesi, sepolta sotto una coltre di ghiaccio spessa oltre 3 chilometri. Ad oggi, nessuno sa per quale motivo geologico questa catena montuosa si trovi ad essere sommersa sotto i ghiacci del polo. Una delle ipotesi è che le Gamburtsev mountains siano il luogo d'origine della vastissima calotta polare antartica, che oggi ricopre la maggior parte del continente. Scoprire la verità sulla loro origine è uno degli scopi principali di questa missione. L'altro, è quello di scovare là sotto del ghiaccio vecchio di 1,2 milioni di anni, che nel corso dei millenni dovrebbe aver registrato l'evoluzione dei cambiamenti climatici: una storia che potrebbe dare un aiuto fondamentale nell'interpretazione delle evoluzioni attuali e nella formulazione delle previsioni per il futuro.Aerei, trivelle glaciali, radar, sensori magnetici, gravimetri, sono solo alcuni degli strumenti a disposizione di questa squadra di scienziati intenzionati a trovare le risposte di fondamentali domande sulla storia del nostro pianeta."E' una sfida eccitante - ha detto il capospedizione Fausto Ferraccioli, geofisico della British Antarctic Survey -. Per oltre due mesi, scienziati provenienti da paesi diversi lavoreranno per realizzare l'impensabile: esplorare le viscere dell'Antartide orientale, una delle regioni più remote e sconosciute del pianeta. E' quasi come preparare una spedizione su Marte".
Sara Sottocornola

sabato 18 ottobre 2008

Lo spazio? Profuma di bistecca e metallo caldo




LO SPAZIO? PROFUMA DI BISTECCA E METALLO CALDO
LONDRA - Lo spazio fuori dall'atmosfera terrestre avrebbe un odore che ricorda quello di una bistecca in padella e del metallo riscaldato, o per l'esattezza ''l'odore che si sente quando si fa una saldatura su una moto'', secondo quanto ha riferito un astronauta: lo ha detto la Nasa, che ha chiesto a un'azienda britannica di ricreare in laboratorio quell'odore, cosi' da usarlo nell'addestramento di coloro che devono andare in missione nello spazio. Lo strano mix di officina e griglia e' stato riferito dagli astronauti che hanno compiuto passeggiate spaziali, che lo hanno avvertito al momento in cui si sono tolte le tute indossate per uscire nel vuoto. Secondo la stampa britannica, la Nasa ha quindi contattato Steven Pearce, chimico e direttore dell'azienda profumiera britannica Omega Ingredients, per chiedergli di mettere a punto un''eau de Cologne che si avvicini all' "odore dello spazio''. ''Abbiamo già prodotto l'odore della bistecca in padella - ha affermato Pearce parlando a una scuola di Manchester nell'ambito di un festival della scienza - Ma il metallo riscaldato e' molto più difficile. Crediamo che venga generato da una vibrazione ad alta energia nelle molecole, e su questo stiamo lavorando ora''. Pearce ha detto di sperare di aver pronto l'odore spaziale entro la fine dell'anno. Il contatto con la Nasa e' nato, curiosamente, da una mostra d'arte: ''Avevo lavorato per questo evento artistico a luglio, interamente basato sugli odori. E una delle mie creazioni era la riproduzione dell'odore dell'interno della navicella spaziale russa Mir. La Nasa ha sentito parlare di questa cosa e mi ha contatto chiedendomi se potevo collaborare con loro, ricreando un odore che possa servire ai loro astronauti''. La fragranza, per quanto non proprio inebriante, darebbe un certo ''realismo'' all'addestramento delle persone che vanno nello spazio, quando vengono immerse con indosso le tute in grandi serbatoi d'acqua per simulare la perdita di gravita'. Tuttavia, non sembra esserci assoluta unanimità sull'odore dello spazio: secondo la 'turista spaziale' Anousheh Ansari, l'imprenditrice iraniano-americana che nel 2006 e' andata sulla stazione spaziale internazionale al seguito di una missione Soyuz ''sembra la puzza di biscotti alle mandorle bruciati'', secondo quanto ha scritto lei stessa sul suo blog.

venerdì 17 ottobre 2008

Gigliola Cinquetti: una nostra coetanea VIP



Gigliola Cinquetti
20 dicembre 1947
Quando classe e raffinatezza non hanno età



Nata a Cerro Veronese il 20 dicembre 1947, Gigliola Cinquetti vince il Concorso di Voci Nuove di Castrocaro con due delicatissimi brani "Sull'acqua" e "Le strade di notte" di Giorgio Gaber, a soli 16 anni. Nel 1964 trionfa al XIV Festival di Sanremo con l'ormai celeberrimo brano che le resterà addosso per sempre: "Non ho l'età". Il 21 marzo a Copenaghen conquista con lo stesso brano, anche l'Eurofestival. L'anno successivo a Napoli (Canzonissima 1964), porta in finalissima ben due brani "Non ho l'età" che conquista il secondo posto e "Anema e core" (quarta). Nel 1966 in coppia con Domenico Modugno bissa il successo a Sanremo. Il brano è uno dei più belli interpretati da Gigliola "Dio, come ti amo". Al Disco per l'Estate 1967 ottiene un clamoroso successo, seconda con "La rosa nera". Con "Alle porte del sole" trionfa a Canzonissima 1973. All'Eurofestival, una vittoria sfuggita per 6 punti, è seconda con "Si" e a settembre vince la "Gondola d'oro" per aver venduto, nell'anno, il maggior numero di dischi con l'LP "Stasera ballo liscio". Dopo un'assenza di 12 anni ritorna a Sanremo nel 1985 e conquista il terzo posto con "Chiamalo amore". Le presenze al Festival saranno ben 12. Oltre alle già citate: "Ho bisogno di vederti" (1965) - "Sera" (di Roberto Vecchioni, 1968) - "La pioggia" (un successo mondiale, 1969) - "Romantico blues" (1970) - "Rose nel buio" (1971) - "Gira l'amore (Caro Bebè)" (1972) - "Mistero" (di Claudio Mattone, 1973) - "Ciao" (1989) - "Giovane vecchio cuore" (di Giorgio Faletti, 1995). Nel corso della sua carriera Gigliola Cinquetti ha partecipato alle più grandi manifestazioni musicali che dagli anni '60 si sono svolte in Italia. Oltre all'Eurofestival ed a Sanremo ricordiamo "Canzonissima", "Il Disco per l'Estate", la "Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia", il "Canteuropa", il "Festivalbar", "Premiatissima" e "Una Rotonda sul mare". Dal 1964 Gigliola Cinquetti è stata inoltre protagonista e primadonna di varietà televisivi di grande successo: "Jonny 7" (1964) , "Io, Gigliola" (1966), "Senza Rete" (nelle edizioni del 1969, 1972, 1974), "Arancia e limone" (1970), "Ma l'amore sì" (1970), "Vino, whisky e chewing gum" (1974), "Compagnia stabile della canzone" (1975), "L'amico della notte" (1977). Un grande ritorno nell'edizione 1982/83 di "Portobello" e il suo "Concerto a Verona" (1989 per festeggiare i 25 anni di carriera). Non molti sanno che Gigliola Cinquetti è anche autrice di molte canzoni, alcune delle quali ha anche inciso. E' il caso di "Un momento fa" e "Lasciarsi d'inverno" composte insieme al maestro Enrico Simonetti, "Gli sfrattati" e "Serenade pour deux amours" incisa e pubblicata solo per il mercato giapponese. Altri brani sono chiusi in un cassetto: si conoscono alcuni titoli di questi inediti "I cavalli della giostra" e "La superbia". Altro percorso artistico seguito da Gigliola è quello della conduzione di programmi televisivi. L'eleganza, lo stile e la classe hanno sempre contraddistinto questo suo ruolo fin dal primo programma pomeridiano del 1981 "Io sabato". Ha presentato più edizioni del "Concorso voci nuove di Castrocaro" nel corso dei quali ha "battezzato" personaggi come Eros Ramazzotti e Zucchero, per giungere alla grande conduzione dell'"Eufofestival" nel 1991. Da questo successo uno ancora più grande: "Festa di compleanno" per TMC, dall'ottobre del 1991 al marzo del 1992, "La festa della mamma" (1994), "C'era una volta il Festival di Napoli" e "Napoli prima e dopo" nel 1995 per giungere a "Vivendo Parlando" su SAT2000 (quattro edizioni dal 1998 al 2002) e a "Di che sogno sei" su RAISAT EXTRA (aprile/luglio 2004). Anche la radio ha dato a Gigliola grandi soddisfazioni, a cominciare da "Gran varietà", programma domenicale del 1967. Nel 1969 è la protagonista, assieme a Paolo Villaggio, di "La bella e la bestia" e nel 1970 di "Gigliola lustrissima circola con la gente". Negli anni '70 è la volta di "Andata e ritorno". "Gigliola, Gigliola" la impegnerà per tre anni consecutivi (1985-1987); un altro grande successo è la sua partecipazione del 1994 a "Tornando a casa", sigla "Sotto le stelle del jazz" di Paolo Conte, uno dei pezzi più belli del doppio CD "Live in Tokyo" . Dopo alcune partecipazioni a film musicali, nel 1966 Gigliola Cinquetti è protagonista di "Dio, come ti amo" (oggi film cult del genere, in Brasile è stato proiettato per 30 anni nella stessa sala cinematografica) e subito dopo di "Testa di rapa". Questo film ottiene un prestigioso riconoscimento, vince il Leone d'argento al Festival del Cinema di Venezia nella sezione ragazzi, ma un'incomprensibile censura ne vieta la proiezione. Più recentemente è stata nel cast del film di Pupi Avati "I Cavalieri che fecero l'impresa". In TV nel 1968 interpreta il ruolo di Zanze nella riduzione televisiva de "Le mie prigioni", ed è Dorina in "Addio giovinezza". Un ruolo drammatico nel 1971, "Il Bivio", ed un'altra bella prova la fornisce in una delle fiction di maggior successo della TV "Commesse" (1999), non dimenticando la bellissima esperienza teatrale in "L'uomo che inventò la televisione" assieme a Pippo Baudo e Lello Arena. Diplomata al Liceo Artistico di Verona (conseguì persino l'abilitazione all'insegnamento) Gigliola ha sempre amato la pittura e l'Arte. Ha anche realizzato alcune copertine di suoi dischi come "La Bohème" e "Mistero". Nel 1973 inizia una collaborazione con lo scrittore di favole per bambini Umbertino di Caprio ed illustra per lui il libro "Il pescastelle". Tale collaborazione ne produrrà, nel 1976, un secondo: "Inchiostrino". Nel 1981, dopo una lunga assenza dalle scene a seguito del matrimonio con il giornalista Luciano Teodori e la nascita del primo figlio Giovanni, Gigliola ritorna in TV in un ruolo completamente nuovo per lei, quello della giornalista televisiva nel programma di Federico Fazzuoli "Linea verde". Scrive per diversi giornali e nel 1996 RAI International le affida un programma estivo in cinque puntate dal titolo "Donne - Viaggio nella storia delle donne italiane". Nel 1998 SAT 2000 propone a Gigliola di condurre un talk-show quotidiano dal titolo "Vivendo Parlando" che avrà ben quattro edizioni. Con il giornale "L'Arena" instaura una collaborazione che dura cinque anni con la rubrica fissa "Pensieri al video" che compare ogni mercoledì sulle pagine dedicate alla cultura. Nel 2004 ha condotto "Di che sogno sei" su RAISAT EXTRA (aprile/luglio 2004), un magazine di attualità del quale è stata anche ideatrice. "Non ho l'età", dopo la vittoria a Sanremo, diventerà una bandiera, un inno per le mamme, le nonne, i papà d'Italia e di mezzo mondo grazie anche alla vittoria dell'Eurofestival. E' l'inizio di un clamoroso successo internazionale. Dalla Francia all'Argentina, dalla Spagna al Brasile, Messico, Colombia, dalla Germania al Canada e ancora l'Australia e il Giappone, tourneès trionfali, con le televisioni e le radio di tutto il mondo a contendersela. Un trionfo anche all'Olympia di Parigi, il tempio della musica leggera internazionale. Con Maurice Chevalier incide persino un disco"Lezione di Italiano (L'italiano)", e questo duetto rimane nella memoria per il clamore che suscitò. Milioni i dischi venduti da Gigliola in tutto il mondo. "Non ho l'età" sarà tradotta in diverse lingue, sempre interpretata da lei e conquisterà le classifiche di mezzo mondo. Sarà, insieme a "Volare" e qualche altra, la canzone italiana (interpretata da un artista italiano) più conosciuta e più venduta nel mondo. Dal 1964 ad oggi, sono circa 120 i paesi in cui sono stati pubblicati i dischi di Gigliola e 8 le lingue in cui ha cantato le sue canzoni. Altri successi mondiali tradotti in diverse lingue sono "La pioggia", "Alle porte del sole", "Dio come ti amo", "Gira l'amore" "Romantico blues". Molti successi sono stati incisi solo per i mercati internazionali: "Quando m'innamoro", "Le colline sono in fiore", "Zum Zum Zum". Il quasi secondo trionfo all'Eurofestival del 1974 in Inghilterra è l'inizio di un altro clamoroso ritorno al successo discografico internazionale. E avvenimento eccezionale, Gigliola riconquista il mercato anglosassone. Con "Go" versione di "Sì", Gigliola vola alto nella Hit Parade inglese, e in quelle di mezzo mondo. I trionfi giapponesi non si contano. La sua prima tournnèe risale al 1965 e vi tornerà parecchie volte sino al 1993 con una serie di concerti trionfali. Insieme al Giappone è forse la Francia il paese in cui Gigliola Cinquetti ha conquistato una popolarità immensa tanto da ottenere successi grandissimi con brani incisi solo per il mercato transalpino. Gigliola coglie un altro grande successo internazionale in Messico quando incide, nel 1968, con il famoso trio dei Los Panchos, l'ormai celebre "Gigliola Cinquetti e il trio los panchos in Messico" e sempre nello stesso anno, in Argentina, con la sua incisione dell'LP "Rosa d'amore", vince il primo premio del VII Festival Internazionale del Mar della Plata per le cantanti femminili. Bellissimo l'LP "Boniour Paris" che contiene pezzi straordinari interpretati da Gigliola con classe infinita e con la sensibilità tanto vicina ai grandi interpreti della canzone francese, come "Chanson pour l'Auvergnat" di Brassens, "Les feuilles mortes" di Prevert, "Ne me quitte pas" di Jacques Brel e la meravigliosa "Avec le temps" di Léo Ferré. E i paesi dell'Est Europeo? Anche lì Gigliola è molto conosciuta e parecchi sono i dischi pubblicati: dalla Russia, dove viene pubblicato persino l'LP "Pensieri di donna", alla Romania, dalla Polonia alla Jugoslavia, ma anche la Grecia (grande successo la sua versione greca de "La pioggia"), e Israele.
Testo originale a cura di Vincenzo Vizzari

giovedì 16 ottobre 2008

Le chiavi d'accesso al DNA


Biologia
Meccanismi epigenetici
Le chiavi d'accesso al DNA


Scoperto un meccanismo di accesso al DNA che potrebbe rivelarsi importante nella strategia di cura di diverse malattie genetiche
"Qui non posso entrare": non è solo un avvertimento per i nostri amici a quattro zampe, ma anche un messaggio genetico. Molti dei nostri geni, infatti, non vengono letti e interpretati dalla cellula per il semplice fatto che è come se fossero dietro a una porta chiusa.
E che il complesso macchinario cellulare addetto a trasformarli in proteine non ha la chiave per entrare. Un caso particolare è quello descritto nello
studio pubblicato su PLoS Biology da ricercatori dell'Istituto Telethon Dulbecco (DTI) diretti da Davide Corona, grazie ai finanziamenti di Telethon e della Fondazione Giovanni Armenise-Harvard.
Protagoniste del lavoro sono due proteine: la prima, ISWI, scoperta dal gruppo di Corona nel 2007, ha la peculiare capacità di determinare la forma dei cromosomi, indicando al DNA come e quanto deve impacchettarsi su se stesso.
L'importanza di questa proteina è confermata dal fatto che nel corso dell'evoluzione si è conservata quasi del tutto intatta: quella di Drosophyla melanogaster è uguale per il 90 per cento a quella umana e svolge praticamente la stessa funzione.
Fra gli oltre cento geni che interagiscono con ISWI, uno si è imposto all'attenzione dei ricercatori, quello che esprime la proteina PARP. Noto finora per lo più per il suo ruolo nella riparazione dei danni al DNA, il gene di PARP ha rivelato una stretta relazione con ISWI: è infatti in grado di mettere una sorta di bandierina chimica su questa proteina e di bloccarne l'attività.
"Il risultato è che, venendo meno l'attività di ISWI, il DNA risulta meno impacchettato e i geni fino a quel momento inaccessibili possono essere espressi. In altre parole, si aprono le porte che prima erano sprangate", spiega Anna Sala, una delle collaboratrici di Corona e autrice di questo studio.
Questo risultato, oltre a rappresentare un passo avanti delle conoscenze sui meccanismi epigenetici, potrebbe contribuire a nuove strategie di cura. Esistono infatti delle forme tumorali e diverse malattie genetiche - come la sindrome di Williams - che potrebbero essere legate anche a un problema di accesso al DNA.
Non a caso, caratteristica comune di queste patologie così diverse è quella di essere multisintomatiche: questo perché alla base non c'è l'alterazione in un singolo gene, ma in un meccanismo che regola più geni. Ma ancora più promettente è il fatto che esistono dei farmaci, che sono in grado di bloccare l'attività di PARP: si potrebbe quindi pensare che, in una sorta di effetto domino, ISWI non venga più "spento" e che venga aperta la porta di quei geni prima inaccessibili. Basti dire che, come è emerso da una speciale analisi computerizzata, i ricercatori hanno visto che ISWI è in grado di influenzare l’espressione del 5 per cento dell’intero genoma.

lunedì 13 ottobre 2008

PAUL AUSTER: biografia di un nostro coetaneo VIP


Paul Auster
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« Scrivere non è più un atto di libera scelta per me, è una questione di sopravvivenza!»
(P. Auster)


Paul Auster
Paul Auster (
Newark, 3 febbraio 1947) è uno scrittore statunitense.
Biografia
Nato da famiglia benestante di origini tedesche - il padre Samuel possiede alcuni palazzi, cresce nei sobborghi di Orange e Maplewood a Newark e durante l'adolescenza inizia a scrivere le prime poesie. Il suo ultimo anno di liceo è anche quello in cui la famiglia si smembra. Non partecipa alla consegna dei diplomi e per due mesi e mezzo vive a Parigi, in Italia, in Spagna ed in Irlanda, in cui si reca solo per “ragioni che c’entravano unicamente con
James Joyce”.
Nel 1966 inizia a frequentare
Lydia Davis, oggi scrittrice di fama, che sposerà alcuni anni dopo e da cui avrà un figlio. Si laurea nel 1969 alla Columbia University e parte a bordo di una petroliera, arricchendosi di storie per un anno. Tra il 1971 e il 1974 vive in Francia. Al ritorno in patria pubblica il volume di versi Unearth (1974) e Wall Writing (1976).
La sua carriera di scrittore di romanzi inizia nel
1979 con L'invenzione della solitudine (romanzo autobiografico generato dalla morte del padre e incentrato sul rapporto problematico che ha sempre vissuto con lui ), ma è solo nel 1985 che arriva la consacrazione a livello internazionale con la Trilogia di New York, composta da Città di vetro, Fantasmi e La Stanza Chiusa. Da questo momento Paul Auster diviene uno scrittore di culto e dalle poliedriche attività: scrive per il cinema (Smoke e Blue in the face) e diviene regista (Lulu on the Bridge). Dopo aver divorziato dalla Davis, sposa nel 1982 la scrittrice di origini norvegesi Siri Hustvedt, oggi nota scrittrice, da cui ha una figlia, Sophie.
Bibliografia
La sua bibliografia nelle edizioni in lingua italiana è la seguente:
La musica del caso - Guanda 1990
Il palazzo della luna - Rizzoli 1990
L'invenzione della solitudine - Einaudi 1993
Città di vetro - Anabasi 1994
Il taccuino rosso - Il Melangolo 1994
Leviatano - Guanda 1995
Mr. Vertigo - Einaudi 1995
Smoke and Blue in the face - Einaudi 1995
Il paese delle ultime cose - Guanda 1996
Trilogia di New York - Einaudi 1996
Moon Palace - Einaudi 1997
Sbarcare il lunario: cronaca di un iniziale fallimento - Einaudi 1997
Christmas story. Il natale di Auggie Wren - Motta Junior 1998
Lulu on the Bridge - Einaudi 1999
Timbuctù - Einaudi 1999
Esperimento di verità - Einaudi 2001
L'arte della fame - Einaudi 2002
Baci da New York - Nuages 2002
Ho pensato che mio padre fosse Dio: storie dal cuore dell'America raccolte e riscritte - Einaudi 2002
Il libro delle illusioni - Einaudi 2003
Viaggi nello scriptorium Einaudi 2003
Nel paese delle ultime cose - Einaudi 2003
La notte dell'oracolo - Einaudi 2004
Follie di Brooklyn - Einaudi 2005
Futuro dizionario d'America (The Future Dictionary of America, McSweeney's 2005, co-compilatore)
Affrontare la musica - Einaudi 2006 - testo inglese a fronte
Gioco suicida - Einaudi 2006
Viaggi nello scriptorium - Einaudi 2007
Uomo nel buio - Einaudi 2008
Opere edite in Italia solo in lingua originale
Collected Prose - Picador 2003
Filmografia
La musica del caso - Regia di Philip Haas - 1993
Smoke - Regia di Wayne Wang - 1995
Blue in the Face - regia di Wayne Wang - 1995
Lulù on the Bridge - regia di Paul Auster - 1998

sabato 11 ottobre 2008

PAULO COELHO: biografia di un nostro coetaneo VIP



Paulo Coelho è nato a Rio de Janeiro, in Brasile, nell’agosto del 1947. Ha condotto una vita molto intensa. Prima di acquisire una notorietà internazionale e divenire un autore di best-seller mondiali, ha dovuto superare molti ostacoli. Durante l’adolescenza, ha subito la brutale terapia degli elettroshock: accadde quando, tra il 1966 e il 1968, i genitori lo fecero ricoverare per tre volte in un ospedale psichiatrico, reputando un segno di pazzia il suo atteggiamento ribelle. A causa della frequentazione di alcuni ambienti artistici, venne incarcerato e sottoposto alla tortura fisica per presunte attività sovversive contro la dittatura brasiliana. Più tardi, Paulo Coelho incontrò la rock-star Raul Seixas e aderì al movimento hippie, vivendo quella che venne considerata l’età “dell’amore e della pace”, l’epoca di “sesso, droga e rock’n’roll”. Insieme, tra il 1973 e il 1982, i due artisti composero circa 120 canzoni, che rivoluzionarono la musica pop in Brasile – alcune di esse sono ancora oggi dei successi. Hérica Marmo ha descritto questo periodo della sua vita nel libro A Canção do Mago. A trajetória musical de Paulo Coelho, pubblicato nel 2007. Hippie, giornalista, rock-star, attore, commediografo, regista teatrale e produttore televisivo... un vortice di attività che si interruppe nel 1982, durante un viaggio in Europa. A Dachau, e qualche tempo dopo ad Amsterdam, Paulo ebbe un incontro mistico con “J”, il suo futuro mentore, che lo convinse a percorrere il Cammino di Santiago de Compostela, un pellegrinaggio medievale la cui strada si snoda tra Francia e Spagna. Nel 1986, all’età di 38 anni, Paulo Coelho percorse il Cammino di Santiago: fu lì che riabbracciò il cristianesimo, ritrovando quella fede che gli era stata trasmessa dai gesuiti durante il periodo della scuola. Coelho avrebbe descritto questa esperienza nel suo primo libro, Il Cammino di Santiago, pubblicato nel 1987. L’anno successivo, uscì la sua seconda opera, L’Alchimista, quella che gli consentì di ottenere una fama mondiale. Oggi il romanzo viene considerato un classico moderno, ed è ammirato universalmente. La storia raccontata – che molti giudicano senza tempo – è destinata a incantare e a ispirare intere generazioni di futuri lettori. L’Alchimista fu seguito da Brida (1990), Il dono supremo (1991, un’opera che trae spunto da un testo di Henry Drummond), Le Valchirie (1992), Maktub (1994), Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto (1994), Monte Cinque (1996), Lettere d’amore del Profeta (1997, basato su un lavoro di Kahlil Gibran), Il manuale del guerriero della luce (1997), Veronika decide di morire (1998) e Il Diavolo e la Signorina Prym (2000). Tra le pubblicazioni più recenti si ricordano: Undici minuti (2003), Lo Zahir (2005), Sono come il fiume che scorre (2006) e La strega di Portobello (2007), tutti editi in Italia da Bompiani. Paulo Coelho ha ricevuto numerosi premi internazionali assai prestigiosi. I critici hanno lodato il suo stile poetico, realistico e filosofico, e il suo linguaggio simbolico, che non parla solo alla mente ma anche al cuore. Dal 2002 è membro della prestigiosa Accademia Brasiliana delle Lettere. Paulo Coelho compare nel Guinness dei Primati per il maggior numero di traduzioni (53) di un singolo titolo (L’Alchimista) firmate in una sola seduta (45 minuti). Questo record è stato raggiunto durante una gara internazionale di “sedute di firma”, svoltasi alla Fiera del Libro di Francoforte nel 2003. Dietro lo scrittore c’è un uomo che ama leggere e viaggiare, un individuo al quale piacciono i computer, internet, la musica, il gioco del calcio, che adora fare passeggiate e praticare il kyudo – una disciplina orientale che unisce la pratica del tiro con l’arco alla meditazione. Ha sempre nutrito un profondo interesse per il cinema, e attualmente sta lavorando al suo primo progetto cinematografico, intitolato La strega sperimentale. Al mattino si alza sempre molto presto e, dopo una passeggiata di due ore, si dedica al lancio di 24 frecce con uno dei suoi tre archi. Insieme con la moglie Christina Oiticica, divide la propria esistenza tra Rio de Janeiro e l’Europa.

giovedì 9 ottobre 2008

Forse contrasterà l'effetto serra



Forse contrasterà l'effetto serra.
Sole senza macchie: tornerà la «piccola età del ghiaccio»?
La diminuita attività della nostra stella potrebbe avere un'influenza diretta sul clima
Macchie solari (Afp)ROMA - «Se il Sole continuerà a restare senza macchie, sulla Terra potrebbe arrivare un freddo glaciale». La fosca profezia arriva da alcuni astronomi americani della Nasa, preoccupati per quella che si profila come un’anomala assenza di attività energetica sulla superficie visibile della nostra stella. Inattività che potrebbe avere conseguenze dirette sul nostro clima, facendo addirittura compiere una retromarcia all’effetto serra, volgendo, in breve, il supercaldo in superfreddo. La prospettiva può apparire esagerata e basata su un’affrettata valutazione di una tendenza ancora tutta da verificare, tuttavia bisogna ammettere che nel recente passato della storia dell’uomo un fenomeno del genere si è già verificato. Era quella che gli storici chiamano la tarda età Barocca, cioè la seconda metà del XVII secolo, quando una prolungata mancanza di attività solare, nota come il minimo di Maunder, dall'astronomo che la studiò, precipitò l’Europa in una Piccola età del ghiaccio, caratterizzata da carestie e epidemie che decimarono la popolazione.
MACCHIE SOLARI E TEMPERATURA TERRESTRE - Ma che cosa c’entrano le macchie solari con le temperature terrestri? Il Sole, per nostra fortuna, è una stella stabile e fornisce alla Terra un flusso di energia abbastanza costante. Tuttavia, anch’esso ha dei piccoli alti e bassi che rispondono, sul breve periodo, a un ciclo di 11 anni. In questo arco di tempo, sulla fotosfera, la superficie visibile della nostra stella, si alternano delle fasi di intensa attività elettromagnetica che generano perturbazioni chiamate macchie, e periodi di quiete in cui la fotosfera è completamente o quasi libera da macchie. Tali massimi e minimi, secondo ipotesi ben fondate, avrebbero avere un’influenza diretta sul clima della Terra. Attualmente il Sole sta emergendo da un minimo di attività e molti astronomi si sarebbero aspettati un repentino ritorno delle macchie, come di solito si verifica. «Io ero fra questi –confessa, ammettendo l’errore, il professor David Hathaway, fisico solare del Nasa Marshall Space Flight Center di Huntsville, Alabama- e due anni fa avevo predetto che la transizione dal minimo al massimo sarebbe stata molto turbolenta. La realtà, purtroppo, mi sta smentendo”. Infatti, il minimo si sta prolungando, tanto che sono stati superati i 200 giorni senza macchie solari, sfiorando un record che fu toccato alla metà degli anni ’50 dello scorso secolo (che, per inciso, furono un periodo insolitamente freddo). Come se non bastasse l’assenza di macchie, anche un altro fattore dell’attività energetica della nostra stella, il cosiddetto vento solare, è in netto calo. Il vento solare è un flusso di particelle elettricamente cariche che viene espulso in continuazione dalla nostra stella e che si espande a raggiera per milioni di km, investendo anche il nostro pianeta.

LA «LOTTA» CON L'EFFETTO SERRA - Un altro fisico solare, David McComas del Southwest Research Institute, San Antonio, Texas, dove vengono analizzati alcuni dati trasmessi dalla sonda spaziale Ulysses, realizzata apposta per tenere sotto controllo l’attività del Sole, ha potuto calcolare che attualmente la pressione esercitata dal vento solare è del 25% inferiore rispetto a quella misurata 11 anni fa, in coincidenza col precedente minimo di attività. «Putting all together», come dicono gli americani, cioè tutto considerato, se è vero che esiste una correlazione diretta fra i flussi energetici del Sole e il clima sulla Terra, e sempre che il fenomeno si protragga, di qui ai prossimi mesi dovremmo risentirne gli effetti sotto forma di un calo delle temperature medie. Magari non tornerà una Piccola età del ghiaccio, ma forse batteremo un po’ di più i denti per il freddo. Sempre che il nostro ben noto effetto serra non abbia la meglio e prevalga sulla inattività solare. Sarà un’interessante partita tutta da giocare e da valutare.
Franco Foresta Martin

mercoledì 8 ottobre 2008

Neonati: un ventilatore salva la vita


Neonati: un ventilatore salva la vita
Salute e medicina
Inserito da scienzetv il Mer, 08/10/2008 - 15:50

OAKLAND, Usa -- Un ventilatore può ridurre - e di molto - la possibilità di morte in culla dei neonati. Lo sostiene l'ultima ricerca dell'Istituto Kaiser Permanente di Oakland, California. Secondo lo studio, la presenza di un'elica ventilante vicino al neonato farebbe scendere del 72 per centro la sindrome improvvisa e fatale per i bimbi.
I ricercatori hanno preso in esame 185 casi di Sids e 312 casi di neonati sani, e hanno intervistato le mamme su numerosi aspetti riguardanti anche l'ambiente nel quale i bambini dormivano. Ebbene, dalla ricerca è emerso che con un ventilatore in stanza accesso i casi di Sids erano ridotti addirittura a un quarto. La presenza del ventilatore è ancor più importante se l'ambiente in cui dorme il neonato è ad alto rischio (per esempio esposto a forte calore). Secondo la ricerca, i ventilatori riducono l'inspirazione di anidride carbonica espirata, considerata tra le cause della Sids. Secondo quanto suggerisce l'Accademia dei pediatri americani ci sono piccoli trucchi per evitare la possibilità di morte in culla. Primo fra tutti, far dormire il neonato con il ciuccio, a pancia in su, in un letto non troppo morbido. Dal 1992 grazie a questa campagna il numero di neonati deceduti a causa della Sids è in forte diminuzione: da 2,4 su mille a uno ogni duemila.

martedì 7 ottobre 2008

Dieta e metabolismo



Biologia
Dieta & metabolismo

Troppe calorie mandano il cervello in tilt
L'eccesso di calorie innesca a livello cerebrale una risposta infiammatoria finora ignorata
Un eccesso di calorie può mandare in tilt parti del cervello, e in particolare la capacità di risposta dell'ipotalamo, che funge da quartier generale per il controllo del bilancio energetico dell'organismo. E' questo il risultato di una ricerca condotta presso l'
Università del Wisconsin a Madison e pubblicata sull'ultimo numero della rivista "Cell".
I ricercatori hanno scoperto che la risposta cerebrale interessa una molecola, nota come IKKß/NF-kB, che si sa essere coinvolta nei processi infiammatori di vari tessuti, cosa che porta a ipotizzare nuove possibilità di trattamento nei confronti della dilagante epidemia di obesità.
"Questa via metabolica è normalmente presente, ma inattiva, nel cervello", spiega Dongsheng Cai, che ha diretto lo studio. Cai dice che non è ancora chiaro perché IKKß/NF-kB si attivi nel cervello, ma ipotizza che essa rappresenti un importante elemento dell'immunità innata.
"Nella società attuale questa via è mobilitata da una diversa sfida ambientale: la supernutrizione. Una volta attivato, questo cammino porta a una serie di disfunzioni, ivi inclusa la resistenza all'insulina e alla leptina."
Da studi precedenti già si sapeva che l'eccesso di nutrizione può innescare risposte infiammatorie nei tessuti periferici, dal fegato ai muscoli, portando a difetti metabolici che aprono le porte al diabete di tipo 2, ma non si sapeva che l'infiammazione e i suoi metaboliti avessero un ruolo anche nel sistema nervoso centrale.
Ora i ricercatori hanno mostrato che una dieta costantemente ricca di grassi raddoppia l'attività di questa via infiammatoria nel cervello dei topi, e che essa è molto più elevata nei topi geneticamente predisposti all'obesità.
L'aumento dell'attività di IKKß/NF-kB è peraltro distinta dall'obesità in sé, dato che l'infusione cerebrale di glucosio o di grassi è in grado già da sola a scatenarne l'azione. Per contro, trattamenti che portano all'inibizione dall'attività della molecola nel cervello proteggono l'animale dallo sviluppo di obesità.
Mentre l'infiammazione cronica è generalmente considerata una conseguenza dell'obesità, i nuovi risultati suggeriscono che la reazione infiammatoria possa provocare uno sbilanciamento nella risposta cerebrale che porta a tale condizione. A quanto pare, osserva Cai, obesità e infiammazione sono legate a filo doppio: "L'abbondanza stessa di calorie promuove l'infiammazione, mentre l'obesità stimola a sua volta i neuroni a promuovere ulteriormente l'infiammazione in una sorta di circolo vizioso".
Ora che abbiamo compreso il significato di questa strategia metabolica bisogna trasferirla nella pratica clinica. La maggior parte delle terapie antinfiammatorie attuali hanno infatti uno scarso effetto sulla molecola IKKß/NF-kB e una ridotta capacità di agire a livello cerebrale. Tuttavia le nostre scoperte offrono una prospettiva per trattare questa seria patologia." (gg)

http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/articolo/1333433

giovedì 2 ottobre 2008

Boom di natalità stellare



Il ciclo vitale delle galassie
Baby boom stellare. Nell'universo stanno nascendo molte più stelle di quanto finora stimato: è questa la conclusione di uno studio condotto presso l'Università di Bonn



Nell'universo stanno nascendo molte più stelle di quanto finora stimato: è questa la conclusione di uno studio condotto da ricercatori dell'Istituto di astronomia dell'Università di Bonn e pubblicato sulla rivista "Nature".
Il "tasso di natalità" delle stelle non è semplice da determinare: le distanze sono troppo grandi per consentire agli astronomi di contare i nuovi corpi celesti che si formano con i telescopi, sicché si fa riferimento a un segnale caratteristico rappresentato delle emissioni "H-alfa". Quanto maggiore è il numero di stelle che si forma in una certa regione del firmamento, tanto più imponente è l'emissione H-alfa proveniente da essa.
"Le emissioni H-alfa si verificano solamente in prossimità di stelle molto massicce" spiega Jan Pflamm-Altenburg, che con Pavel Kroupa ha diretto la ricerca. Finora si riteneva che stelle "pesanti " e "leggere" nascessero sempre secondo un determinato rapporto numerico fra loro: per ogni stella "neonata" H-alpha emittente, si stimava in 230 circa il numero medio di quelle troppo poco massicce per emettere quel tipo di radiazione.
Ai margini dei dischi galattici la radiazione H-alfa si estingue improvvisamente e ciò veniva attribuito al fatto che in quelle regioni non si formassero nuove stelle. "La spiegazione offerta era che ci fossero troppo poche nubi gassose per collassare andando a formare nuove stelle", nota Pflamm-Altenburg.
Recenti osservazioni da satellite hanno però mostrato che di fatto esistono stelle in formazione anche al di là del perimetro delle radiazioni H-alfa, e pertanto il rapporto di 230:1 non vale per le regioni più esterne delle galassie.
La spiegazione del fatto, secondo Kroupa e Pflamm-Altenburg, potrebbe essere che le nascite stellari non avvengano in modo uniforme nelle galassie, ma che si concentrino nel cluster stellari, come per esempio la Nebulosa di Orione, e che solamente i cluster più grandi con una massa particolarmente imponente siano in grado di dar origine a stelle massicce capaci di produrre le emissioni H-alfa. "Ma questi cluster di stelle massicce si concentrano nelle regioni centrali delle galassie, mentre diventano molto più rare ai loro margini. Le regioni esterne contengono cluster più piccoli, nei quali è molto più frequente la formazione di stelle più leggere", spiega Pflamm-Altenburg.
La conclusione è che al di fuori del centro delle galassie il rapporto fra stelle leggere e stelle H-alfa potrebbe essere molto più elevato: basandosi sull'ipotesi che la massa delle nuove stelle dipenda linearmente da quella dei gas presenti nella regione, i ricercatori hanno stimato che per ogni H-alfa potrebbero esserci ben oltre 1000 stelle leggere. (gg)

mercoledì 1 ottobre 2008

La torre che "succhia" i gas serra



Ecco la torre che "succhia" i gas serra
Inserito da scienzetv il Mer, 01/10/2008 - 12:08




CALGARY, Canada -- Vista così pare una di quelle ciminiere d'acciaio che siamo abituati a vedere nei grandi impianti industriali. In realtà si tratta di una torre verde - nel senso di ecologica - destinata ad aspirare l'anidride carbonica responsabile dell'effetto serra.
L'hanno battezzata "Co2 Tower". Ed è la prima macchina costruita dall'uomo con la finalità specifica di "succhiare" anidride carbonica direttamente dall'aria. Insomma, l'uovo di Colombo per un mondo sempre più minacciato dai gas serra responsabili dei cambiamenti climatici. L'hanno realizzata un team di scienziati e tecnologi dell’università canadese di Calgary, guidati dal professor David Keith (nella foto, accanto alla macchina). Per ora si tratta di un prototipo sperimentale ma già funzionante che può essere messo in moto in ogni parte del pianeta. Poi verrà sottoposto al giudizio della comunità scientifica internazionale per le necessarie verifiche. Il principio alla base del funzionamento è semplice ed ecologicamente pulito. L’aria aspirata viene posta a contatto con una pioggia di particelle d'idrossido di sodio che provocano la separazione dell'anidride carbonica presente. La stessa anidride viene poi raccolta e stoccata nella forma più opportuna per il suo smaltimento. Keith tiene a precisare che si tratta di qualcosa di diverso dalla tecnologia Ccs (cattura e stoccaggio del carbonio) che si sta sperimentando in altri luoghi: "La Ccs - dice - preleva anidride carbonica dai camini di centrali elettriche o industrie, dove si trova in alte concentrazioni. La nostra macchina, invece, direttamente dall’aria". "E si rimuove l'anidride carbonica direttamente dall'aria perché gran parte delle fonti di Co2 sono prodotte da sorgenti mobili: auto, aeroplani, navi. Dove la tecnica Css è inapplicabile" spiegano i promotori del progetto". Stando ai calcoli, la torre avrebbe rendimento più che apprezzabile. Supponendo di alimentarla con una centrali a carbone la macchina catturerebbe 10 volte l'anidride prodotta dalla centrale per farla funzionare. Ora, tutto sta nel valutare la convenienza economica di una produzione su larga scala di queste macchine.