lunedì 15 settembre 2008

Nebulosa del Granchio svelato un altro enigma



Nebulosa del Granchio svelato un altro enigma

PIERO BIANUCCI
Importante annuncio sulla rivista "Science" di oggi 28 agosto. La pulsar della Nebulosa del Granchio spara nello spazio raggi gamma polarizzati, probabilmente allineati con il fascio dell’emissione radio e luminosa. La scoperta si deve al gruppo di ricercatori dell’Università di Southampton diretto da Tony Dean e ad una équipe dell’Inaf, Istituto nazionale di astrofisica di Roma guidato da Pietro Ubertini (Inaf-Iasf). Questo risultato, molto significativo per la comprensione delle pulsar ma anche per la fisica teorica e in particolare le teorie di gravità quantistica, si è ottenuto analizzando 600 osservazioni della Nebulosa del Granchio (Crab Nebula) compiute con lo spettrometro a bordo del satellite “Integral” dell’Agenzia spaziale europea, osservatorio orbitante per i raggi gamma finanziato anche dall’Asi, Agenzia spaziale italiana. Circa la metà dei fotoni gamma osservati risultano polarizzati. La scoperta aiuterà a chiarire meglio l'enigma del meccanismo di emissione delle pulsar.La pulsar della Crab Nebula ruota su se stessa 30 volte al secondo ed emette in tutto lo spettro elettromagnetico. Fu scoperta nel 1968 poco dopo che Jocelyn Bell ebbe individuato la prima pulsar nel 1967 con un radiotelescopio progettato per osservare la scintillazione delle quasar ed è il primo oggetto di questo tipo di cui si sia riconosciuta la connessione con un resto di supernova: in questo caso la supernova che fu osservata nel 1054, in pieno medioevo. «Osservare fotoni polarizzati – fa notare Pietro Ubertini – è un po’ come vedere un gran numero di persone scendere da un autobus e, invece di andare ognuna per i fatti suoi, incamminarsi tutte, ordinatamente, nella stessa direzione. Come se qualcosa, sull’autobus, le avesse convinte a ubbidire a qualche ordine. Ma se parliamo di fotoni gamma, quelle persone dobbiamo immaginarcele come omaccioni grossi, muscolosi e determinati come non mai a far di testa propria: quale che sia il meccanismo fisico che li ha messi in riga, deve avere una potenza inimmaginabile». «L'allineamento del vettore elettrico di questi fotoni con l’asse di rotazione della pulsar – aggiunge Tony Dean – insieme con la sua conformità rispetto all’angolo di polarizzazione ottica, rafforza l’ipotesi che entrambi i flussi, quello ottico a bassa energia e quello gamma ad alta energia, siano generati nello stesso luogo, vicino alla stella di neutroni. Una scoperta che ha implicazioni importanti per la comprensione degli acceleratori ad alte energie come la Crab».La Nebulosa del Granchio con al centro la sua pulsar è ciò che resta della supernova osservata nel 1054 nella costellazione del Toro ed è l'oggetto numero 1 del Catalogo Messier (M1). Disegnatore tecnico all’Osservatorio di Parigi, Messier scandagliava la notte con un telescopio a specchio da 19 centimetri alla ricerca di comete: ne scoprì 15 e fu il primo ad avvistare la cometa di Halley nel 1759, secondo la previsione dell’astronomo inglese, tanto che il re di Francia Luigi XV lo soprannominò “il furetto delle comete”. Messier catalogò gli oggetti nebulari solo per non perdere tempo confondendoli con la sua unica preda ambita: le nuove comete. Iniziò il 12 settembre 1758 con la Nebulosa del Granchio (M 1), nella costellazione del Toro, mentre inseguiva una cometa apparsa in quei giorni. Il primo catalogo di Messier è del 1771 e comprendeva 45 oggetti. La versione del 1784 ne elenca 103. Méchain ne aggiunse poi altri sette. La cosa curiosa è che oggi le comete di Messier sono dimenticate mentre i suoi “scarti” elencati nel Catalogo comprendono alcuni degli oggetti più attuali dell’astronomia contemporanea, dalla Nebulosa del Granchio, nella quale nel 1968 fu scoperta una delle prime Pulsar, alla nebulosa di Orione (M 42), dalla galassia di Andromeda (M 31) a quella dei Cani da Caccia (M 51), fino alle nebulose Trifida (M 20) e Laguna (M 8).

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