sabato 3 maggio 2008

Il Globo di Matelica


Il Globo di Matelica



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Intervista a Danilo Baldini, lo 'scopritore' di un enigmatico reperto conosciuto come 'Globo di Matelica', conservato nel Museo Archeologico della cittadina omonima,dove venne ritrovato. L'intervista non solo si rivela molto interessante ma ci fa ripercorrere, insieme a chi l'ha vissuta, le stesse emozioni, consentendoci di conoscere tanti retroscena ignoti. Un infinito ringraziamento al gentilissimo Danilo, autore anche delle immagini a corredo.
(intervista a cura di Marisa Uberti -
Avvertenze/Disclaimer
Domanda:Cerchiamo di far conoscere il reperto denominato da te 'Globo di Matelica' alle persone che non ne sanno ancora nulla. Anzitutto, quando inizia la storia e come è stato ritrovato il manufatto (circostanze, luogo, condizioni del terreno..)?Risposta: Spesso le scoperte importanti sono frutto del caso o di circostanze fortunate. Credo, invece, che il mio “incontro” con il Globo non sia stato casuale, nel senso che, probabilmente, era “scritto” da qualche parte che le nostre strade si dovessero incontrare, visto che non era per caso che mi trovassi nel punto giusto ed al momento giusto dove esso è stato poi riportato alla luce. Per spiegarmi meglio, è come se il Globo stesso abbia scelto di “rivelarsi” all’unica persona che, probabilmente, in quel momento storico ed in quel dato luogo, possedeva la curiosità, la sete di conoscenza, la caparbietà per poterne interpretare il significato e svelare così il mistero che celava. La storia inizia nell’estate del 1985 quando a Matelica (Macerata) iniziarono i lavori di ristrutturazione del Palazzo Pretorio, il più antico edificio della città, risalente al XIII° secolo. Il Palazzo è ubicato sulla piazza principale di Matelica, in prossimità del luogo ove, in epoca romana, doveva trovarsi il “foro”, cioè l’area più importante dal punto di vista politico-amministrativo della “Matilica” romana. Infatti, anni dopo, a seguito di altri scavi, si scoprì che il palazzo poggia sulle fondamenta di un edificio di epoca romana, con stanze ricoperte da bellissimi mosaici.Dato che a quel tempo ero un’attivista della locale sezione Archeoclub, uno dei miei compiti era proprio quello di “sorvegliare” gli scavi ed i lavori che venivano iniziati sul territorio comunale, in particolare nel centro storico. Siccome quella è una delle aree più importanti di Matelica dal punto di vista storico ed archeologico, è chiaro che non mi trovassi lì per caso, anche perché avevo dentro di me la convinzione che da quello scavo sarebbe potuto “saltar fuori” qualcosa di veramente interessante. Per questo, tutti i giorni e più volte al giorno, bazzicavo nei paraggi del cantiere. Naturalmente non mi facevano certo entrare, sia per questioni di sicurezza, ma soprattutto perché già allora ero molto “famoso” per essere un pericoloso “rompiscatole”, in quanto in passato avevo segnalato alla Soprintendenza numerosi ritrovamenti archeologici, bloccando di conseguenza i lavori alle Imprese… Un bel giorno, però, la porta del cantiere venne lasciata aperta, ed io da lontano notai appoggiato a terra un oggetto di forma sferica che attirò la mia curiosità così, per osservarlo più da vicino, violai il divieto di ingresso, ed entrai nel cantiere. D.:Come si presentava, alla vista, il reperto? R.:La mia iniziale curiosità si trasformò in stupore e meraviglia perché quella che da lontano poteva sembrare una palla di cannone o una semplice pietra ornamentale, in realtà presentava cerchi concentrici, linee, parole, lettere ecc…incisi sulla sua superficie. Ebbi subito la netta sensazione di trovarmi di fronte ad un reperto di straordinaria importanza, che “emanava” un fascino particolare: non avevo mai visto niente di paragonabile in vita mia ! Naturalmente non compresi subito che cosa rappresentasse quel reperto così strano e fuori dagli schemi. Mentre ero concentrato ad analizzare l’oggetto, arrivò un operaio, che, alterato, mi chiese come avevo fatto ad entrare, “invitandomi” ad uscire perché lì non potevo stare. Senza scompormi, domandai a mia volta all’operaio dove fosse stato trovato l’oggetto e lui mi rispose che l’avevano trovato nelle fondamenta del palazzo, ma che era “in partenza”, perché quel giorno stesso, l’ingegnere che dirigeva il cantiere, se lo sarebbe portato nella sua villa al mare… A quelle parole, crebbe dentro di me un impulso di ribellione nei confronti di quella gente che voleva appropriarsi indebitamente di un reperto che non gli apparteneva ! Ma se avessi reagito, sicuramente il Globo sarebbe stato fatto sparire e non sarei adesso qui a raccontarne la storia. Invece, non so come, ma seppi controllarmi, a tal punto che me ne andai fingendo di non essere minimamente interessato alle sorti di quel reperto. Appena uscito dal cantiere, però, mi precipitai dal Presidente dell’Archeoclub di Matelica, che era a pescare, ed a casa dell’Assessore alla Cultura della Città, che dormiva, per avvisarli dell’importante ritrovamento e del pericolo che il reperto fosse trafugato. Date le circostanze, feci molta fatica a convincere entrambi ad abbandonare le loro occupazioni e, soprattutto, dell’urgenza del loro intervento. Ma la mia caparbietà ebbe ancora una volta il sopravvento, ed insieme ritornammo al cantiere, dove per fortuna il Globo era stato lasciato al suo posto (pensate che figura da “matto” avrei fatto se l’operaio, per qualche motivo, avesse occultato il reperto!). Grazie all’intervento dell’Assessore alla Cultura (attuale Sindaco di Matelica) ed anche lui socio del locale Archeoclub, il reperto venne portato al sicuro in un deposito del locale Museo , dove è rimasto fino a due anni fa (ora è al Museo Civico Archeologico, sempre a Matelica). A questo punto inizia il periodo più bello ed entusiasmante: lo studio e l’interpretazione del reperto.



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