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giovedì 12 aprile 2012
Franco Rocchetta
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Franco Rocchetta (Venezia, 12 aprile 1947) è un politico italiano.
È l’ideatore e l’artefice della Łiga Veneta, “madre di tutte le leghe”, secondo la definizione di Giorgio Lago. Fin dagli anni del ginnasio, quando inizia ad attraversare a piedi l’Europa, Franco Rocchetta approfondisce lo studio delle istituzioni europee, delle economie e dei diritti dei popoli e del federalismo, e, di conseguenza, anche delle istituzioni e dell'economia, del diritto e della civiltà della Repubblica Veneta. Nel 1964 è indagato per aver tracciato scritte murali (in lingua veneta) contro la partecipazione dell'Italia alla Prima guerra mondiale.
È forse il primo in Italia a parlare di federalismo denunciando la natura coloniale dello Stato Italiano, che dimostra essere più fallimentare e violento anche dei peggiori tra gli Stati preunitari. Alla metà degli anni settanta è il più noto sostenitore della necessità di riforma in senso federale dello Stato Italiano, e, in parallelo, dell'inevitabilità del riorganizzarsi di un equilibrato Stato Veneto in Europa. In quel periodo conduce la trasmissione "Spazio Veneto" su Radio Venezia International. Nel 1978 fonda con altri giovani la Società Filologica Veneta, della quale viene eletto presidente. Ed è eletto a Barcellona componente del consiglio federale mondiale dell'Associazione Internazionale per la Difesa delle Lingue e delle Culture Minacciate. Lo stesso anno organizza il Primo Corso di Storia ed Istituzioni, Civiltà, Economia e Lingua Veneta. Un corso di respiro universitario ed internazionale, tenuto dapprima a Padova, presso il Centro Bertrand Russell gestito dai fratelli Gardin, poi in varie altre città. Su invito di Bruno Salvadori guida la delegazione della Łiga Veneta al primo Congresso Nazionale dell’Union Valdôtaine.
In vista delle prime elezioni europee, il 7 aprile 1979 riunisce a Verona tutte le forze politiche autonomiste, etniche e federaliste operanti in Italia, dalla Südtiroler Volkspartei al Partito Sardo d’Azione, dalla Union Valdôtaine al Moviment Friûl, dalla Łiga Veneta alla Slovenska Skupnost e a molte altre. Soprattutto su iniziativa di Franco Rocchetta e di Maurizio Calligaro viene votata l’esclusione tanto da quei lavori, quanto da ogni ipotesi di alleanza elettorale, della Lista per Trieste, e ciò dopo aver preso atto delle sue ostinate posizioni antifederaliste ed antislovene. Della Łiga Veneta Franco Rocchetta sarà nel corso degli anni addetto generale di Segreteria, segretario federale e presidente federale.
Nel 1981 Mario Cortelazzo lo invita a tenere all’Università di Padova una lezione sul tema Perché il veneto è una lingua e non un dialetto. Da allora nessuno è mai riuscito a dimostrare il contrario. Viaggia sistematicamente in tutte le Regioni dello Stato Italiano, tentando di favorirvi la nascita di Leghe sorelle. È Rocchetta a proporre a molti lombardi (tra i quali anche Umberto Bossi) la creazione della Lega Lombarda. Nel 1983 è ancora Cortelazzo ad invitarlo all’Università per tenervi una lezione dedicata a I neologismi del veneto.
Nel 1985 Franco Rocchetta viene eletto all’assemblea Legislativa Veneta (Senado Veneto - Consiglio Regionale del Veneto). Nel 1989 partecipa a Bergamo alla fondazione della confederazione Lega Nord, della quale sono eletti presidente federale sua moglie Marilena Marin e segretario federale Umberto Bossi. Nel 1990 è rieletto consigliere regionale. Tra il 1990 ed il 1991 contesta pubblicamente le logiche antifederali ed antipopolari sottese al progetto di tre Repubbliche (Padania, Etruria, Ausonia) imposto dal Club di Milano alla Segreteria Federale della Lega Nord. Al congresso federale del 1991 (Pieve Emanuele) Franco Rocchetta è eletto presidente federale della Lega Nord. Viene nuovamente eletto alla stessa carica dal congresso federale di Bologna del 1994.
Nel luglio 1991 si reca con altri tre esponenti della Lega a Belgrado, dove davanti al Parlamento Federale espone ampie lenzuola con su scritto di suo pugno (in albanese, croato, macedone, serbo e sloveno) un estremo appello al dialogo. Nei mesi e negli anni successivi organizza colonne di aiuti umanitari destinati a tutte le parti in conflitto. Contribuisce ad analoghe iniziative nel Caucaso. In occasione delle elezioni politiche del 1992 Rocchetta è eletto al Senato della Repubblica ed alla Camera dei deputati, per la quale opta.
Si batte contro l’istituzione di una sede centrale della Lega Nord sia perché si tratta di scelta in spregio alla prassi leghista ed ai principi federali, sia perché l’acquisto dell’immobile milanese di Via Bellerio si sta realizzando attraverso denari dei quali nemmeno il Consiglio Federale è in grado di conoscere l’origine. Nel febbraio del 1994 incontra per la prima volta Silvio Berlusconi e alle elezioni dello stesso anno è eletto per la seconda volta alla Camera dei deputati, risultando il più votato nel Veneto dove ottiene il doppio dei voti di Gianni De Michelis[1], e del «doge» democristiano Carlo Bernini, già presidente della Regione.
A maggio, nonostante abbia interrotto i rapporti con Berlusconi e Bossi, è nominato sottosegretario agli Affari Esteri con delega alla Cooperazione ed alla Cultura nel nuovo Governo. Ribaltando la prassi vigente, dà avvio ad una fitta serie di viaggi brevissimi ma carichi di impegni in ogni parte del mondo. L’aereo della Croce Rossa canadese con il quale sta distribuendo medicinali subisce un pesante attacco in Ruanda. Nel luglio dello stesso anno lascia di propria iniziativa la Lega Nord in occasione del congresso nazionale veneto, del quale denuncia la soppressione dei meccanismi democratici.Presidente federale della lega Nord dal 1991 al 1994
Nel 1995 fonda a Kashgar il Centro Studi Internazionali Paolo Sarpi, al quale collaborerà anche Federico Bozzini. Organizza nei dieci anni seguenti pubblici incontri e dibattiti con rappresentanti di popoli e tradizioni diverse e della cultura, dell’economia, delle istituzioni venete ed europee. Dà vita a numerose iniziative a sostegno de i Serenissimi, il gruppo che diede simbolicamente l'attacco al campanile di san Marco con un tank autocostruito. Realizza vari incontri con Ibrahim Rugova nel tentativo di favorire una soluzione pacifica alla crisi del Kosovo.
Nel 1999, all’avvio dei bombardamenti NATO su di un paese europeo scrive con Marilena Marin al Presidente del governo veneto Giancarlo Galan, al Patriarca veneto Marco Cé e al Sindaco del capoluogo veneta Massimo Cacciari. Li invita ad unire il loro prestigio, la loro grande forza istituzionale e le loro enormi forze morali al fine di fermare quella inconcepibile barbarie imperialista scatenata nel cuore stesso dell’Europa. Ottenuta una qualche ragionata risposta solo da uno dei tre, Rocchetta mette in piedi comunque una colonna di auto che raggiunge Belgrado e la Serbia meridionale tra le bombe, le macerie, gli incendi. Da lì propone a Michele Santoro e Sandro Ruotolo collegamenti televisivi, poi realizzati e di forte impatto informativo, da un ponte sul Danubio.
Nell’autunno del 1999, su proposta ed invito di Giorgio Lago supportato da una vasta assemblea di sindaci veneti, scrive e diffonde un pamphlet dal titolo L'identità veneta. È per un decennio Console Onorario della Repubblica di Macedonia, impegnandosi per una proficua integrazione dei lavoratori macedoni in una decina di Regioni dello Stato Italiano, il multilinguismo, la reciprocità. Continua i propri studi di diritto costituzionale ed internazionale, di linguistica, di storia e di economia con interventi su riviste e giornali e con la collaborazione ad alcune iniziative editoriali.
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